martedì 8 ottobre 2013

Basilicata: Non solo Turismo




Basilicata o Lucania? Da sempre altalenante tra la scelta di un nome piuttosto che un altro, questa splendida regione del sud Italia, non ha dubbi sulla propria importanza storica e la sua bellezza paesaggistica.
Lo conferma il sempre crescente impegno della APT (Azienda di Promozione Territoriale) e delle ProLoco, che da anni promuovono il proprio territorio attraverso iniziative culturali di rilievo, quali per esempio l’istituzione dei Parchi Letterari di Carlo Levi ad Aliano e quello dedicato ad Isabella Morra a Valsinni; l’istituzione di quattro presidi slow food, ovvero il caciocavallo podolico, la melanzana rossa di Rotonda, l’oliva infornata di Ferrandina e il pezzente della montagna materana, prodotti che “difendono” una civiltà contadina e la relativa cultura, contro la pressante e sempre più frenetica cultura del fast food; tutte quelle iniziative atte a consolidare e candidare Matera come Capitale della Cultura 2019, come per esempio Matera Baloon Festival e Materadio.
Ma la Basilicata (o Lucania?) è anche e soprattutto natura, in molti casi selvaggia e incontaminata. Io stesso mi sorprendo ogni qualvolta la attraverso. Non c’è un angolo del suo territorio simile ad un altro. Va certamente sottolineato che la Lucania si potrebbe definire come una “piccola Italia”, in quanto montagna, collina e mare, i tre elementi che caratterizzano la nostra penisola, sono presenti, seppure in misura diversa e, aggiungerei, poco equilibrata. Infatti è sufficiente pensare che il territorio regionale è per il 47% montuoso, il 45% collinare e l’8% pianeggiante.
Da questi elementi, l’importanza di istituire ben due parchi nazionali (quello del Pollino e dell’Appennino Lucano), tre parchi regionali, tra cui il Parco archeologico storico delle chiese rupestri del materano e il Parco Naturale Gallipoli-Cognato-Piccole Dolomiti Lucane, ed una serie di riserve statali, come quelle orientate delle Grotticelle e di Rubbio.
La presenza dell’acqua ha inoltre giocato un ruolo strategico nella storia della regione, se pensiamo agli importanti insediamenti greci, in particolare Metaponto, Heraclea (l’attuale Policoro), o quelli romani, come quello di Grumentum (oggi Grumento Nova): Bradano, Basento, Cavone, Agri e Sinni , i cinque corsi d’acqua principali che consentirono ad antiche popolazioni di stanziarsi sul territorio e dare vita a quelle città che ancora rivelano il proprio passato, grazie alla presenza di siti archeologici considerati di immensa importanza per lo studio del territorio.
Insomma, dove c’è acqua c’è vita, e laddove c’è vita si presenta la necessità della convivenza: il vicinato, il sistema con cui sono stati concepiti i Sassi di Matera, rappresentano la più alta testimonianza della capacità di adattamento dell’uomo alle caratteristiche del territorio, caratterizzato da una gravina (che gli americani chiamano “canyon”) senza in realtà deturparla, e di sfruttare al meglio gli spazi per poter garantire la raccolta di quell’acqua senza la quale la vita stessa non sarebbe possibile.
Visitare i Sassi di Matera oggi significa non solo ripercorrere i set di tante pellicole di successo, come la Passione di Cristo di Mel Gibson o Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini, ma è anche e soprattutto comprendere come sin dall’antichità fosse importante condividere quegli spazi che la natura ci ha concesso e sulla quale sarebbe oggi necessaria una riflessione più attenta e approfondita.


Questa pagina ha senz’altro un doppio fine: da un lato, quello di suscitare curiosità intorno ad un territorio certamente un po’ ameno, ma non troppo lontano, chiaramente visitandolo; dall’altro, quello di ripensare alle avversità di ogni sorta che le antiche popolazioni che ci hanno preceduto hanno dovuto affrontare per poterci riconsegnare un piccolo gioiello della natura quale è la Basilicata.

Vincenzo di Modugno, Guida Basilicata

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