Basilicata
o Lucania? Da sempre altalenante tra la scelta di un nome piuttosto
che un altro, questa splendida regione del sud Italia, non ha dubbi
sulla propria importanza storica e la sua bellezza paesaggistica.
Lo
conferma il sempre crescente impegno della APT (Azienda di Promozione
Territoriale) e delle ProLoco, che da anni promuovono il proprio
territorio attraverso iniziative culturali di rilievo, quali per
esempio l’istituzione dei Parchi Letterari di Carlo Levi ad Aliano
e quello dedicato ad Isabella Morra a Valsinni; l’istituzione di
quattro presidi slow food, ovvero il caciocavallo podolico, la
melanzana rossa di Rotonda, l’oliva infornata di Ferrandina e il
pezzente della montagna materana, prodotti che “difendono” una
civiltà contadina e la relativa cultura, contro la pressante e
sempre più frenetica cultura del fast food; tutte quelle iniziative
atte a consolidare e candidare Matera come Capitale della Cultura
2019, come per esempio Matera Baloon Festival e Materadio.
Ma
la Basilicata (o Lucania?) è anche e soprattutto natura, in molti
casi selvaggia e incontaminata. Io stesso mi sorprendo ogni qualvolta
la attraverso. Non c’è un angolo del suo territorio simile ad un
altro. Va certamente sottolineato che la Lucania si potrebbe definire
come una “piccola Italia”, in quanto montagna, collina e mare, i
tre elementi che caratterizzano la nostra penisola, sono presenti,
seppure in misura diversa e, aggiungerei, poco equilibrata. Infatti è
sufficiente pensare che il territorio regionale è per il 47%
montuoso, il 45% collinare e l’8% pianeggiante.
Da questi elementi, l’importanza di istituire ben due parchi
nazionali (quello del Pollino e dell’Appennino Lucano), tre parchi
regionali, tra cui il Parco archeologico storico delle chiese
rupestri del materano e il Parco Naturale Gallipoli-Cognato-Piccole
Dolomiti Lucane, ed una serie di riserve statali, come quelle
orientate delle Grotticelle e di Rubbio.
La
presenza dell’acqua ha inoltre giocato un ruolo strategico nella
storia della regione, se pensiamo agli importanti insediamenti greci,
in particolare Metaponto, Heraclea (l’attuale Policoro), o quelli
romani, come quello di Grumentum (oggi Grumento Nova): Bradano,
Basento, Cavone, Agri e Sinni , i cinque corsi d’acqua principali
che consentirono ad antiche popolazioni di stanziarsi sul territorio
e dare vita a quelle città che ancora rivelano il proprio passato,
grazie alla presenza di siti archeologici considerati di immensa
importanza per lo studio del territorio.
Insomma,
dove c’è acqua c’è vita, e laddove c’è vita si presenta la
necessità della convivenza: il vicinato, il sistema con cui sono
stati concepiti i Sassi di Matera, rappresentano la più alta
testimonianza della capacità di adattamento dell’uomo alle
caratteristiche del territorio, caratterizzato da una gravina (che
gli americani chiamano “canyon”) senza in realtà deturparla, e
di sfruttare al meglio gli spazi per poter garantire la raccolta di
quell’acqua senza la quale la vita stessa non sarebbe possibile.
Visitare
i Sassi di Matera oggi significa non solo ripercorrere i set di tante
pellicole di successo, come la Passione di Cristo di Mel Gibson o Il
Vangelo secondo Matteo di Pasolini, ma è anche e soprattutto
comprendere come sin dall’antichità fosse importante condividere
quegli spazi che la natura ci ha concesso e sulla quale sarebbe oggi
necessaria una riflessione più attenta e approfondita.
Questa
pagina ha senz’altro un doppio fine: da un lato, quello di
suscitare curiosità intorno ad un territorio certamente un po’
ameno, ma non troppo lontano, chiaramente visitandolo; dall’altro,
quello di ripensare alle avversità di ogni sorta che le antiche
popolazioni che ci hanno preceduto hanno dovuto affrontare per
poterci riconsegnare un piccolo gioiello della natura quale è la
Basilicata.
Vincenzo di Modugno, Guida Basilicata
E-Post: vincenzo.dimodugno74@gmail.com
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