martedì 4 marzo 2014

Putignano è una festa

“Se vuoi giungere a Putignano, nel paese della festa e del Carnevale, dell’artigianato e della piccola industria, devi salire sulla schiena di colline ricoperte di ulivi, mandorli, ciliegi e di querce secolari che sopravvivono ai margini dei campi pettinati dai trattori; fra trulli, masserie e muri a secco che per un istante ti ricordano “un popolo di formiche” che non c’è più, perché travolto ormai da tempo dall’onda lunga del cemento e della modernità”.


È questo l’incipit del nuovo libro di Pietro Sisto, “Putignano è una festa” (Laterza Editori, 2014), offrendo al potenziale visitatore un quadro perfetto del territorio di questa ridente città in provincia di Bari. Noi l’abbiamo visitata in occasione della 620^ edizione del Carnevale, e ne siamo rimasti letteralmente colpiti. E oggi vi raccontiamo anche perché. Siamo giunti in città intorno alle 17 e abbiamo iniziato la nostra passeggiata dal corso principale di Putignano, Corso Umberto I, dove erano posizionati i carri allegorici che in questa edizione erano dedicati a Giuseppe Verdi.  Migliaia di flash, nasi all’in su, maschere coloratissime, urla di gioia dei bambini, facevano da cornice a questi “giganti” che gareggiavano tra loro: certo, perché di una gara si tratta. Dovete sapere che i maestri cartapestai di Putignano lavorano un intero anno alla preparazione dei propri carri, per poi  sfilare e tentare di vincere il premio come miglior carro dell’anno. Tra i 7 partecipanti, il carro vincitore è stato “Va sull’ali dorate”, ovviamente ispirato ad uno dei cori del Nabucco di Verdi, mentre il secondo premio è andato a “Ride bene chi ride la risata final” e il terzo a “La Travagliata (non vi ricorda forse un’altra opera di Verdi?). Oltre alla sfilata dei gruppi mascherati, anche una serie di iniziative culturali legate al Carnevale, come per esempio l’allestimento nella biblioteca comunale della Casa di Farinella. Chi è Farinella? Beh, la farinella è uno sfarinato di ceci e orzo pestati e tostati la cui tradizione è talmente radicata  nel territorio che nel tempo ha dato il nome alla maschera simbolo delle sfilate di Carnevale. Questa farina è utilizzata per stemperare il sapore dolciastro dei fichi, oppure può essere utilizzata per “fare la scarpetta”, semplicemente versando nel piatto un po’ di farinella fino ad ottenere una soffice pastella. Non vediamo  l’ora di assaggiarla ancora! Si parlava appunto della Casa di Farinella, piccolo museo in cui è stato possibile ammirare alcune delle “sculture” in cartapesta di Armando Genco, protagonista indiscusso dei corsi mascherati per circa trent’anni, oltre ad una sezione in cui sono conservati manifesti, documenti d’archivio, foto e resoconti giornalistici delle principali edizioni del Carnevale dal fascismo agli anni 50 e in un’altra sezione alcune miniature dei carri vincitori delle ultime edizioni. Al piano terra, invece, due mostre, una dedicata a “u Bbaresidde”, esilarante protagonista e interprete della tradizione al mascheramento dei putignanesi , l’altra di manufatti e testi fotografici di Armando Genco. Ovviamente non abbiamo perso occasione per girovagare tra le vie di Putignano, soffermandoci, per esempio, in Piazza del Plebiscito, dove si trovano il Palazzo del Sedile, Palazzo Miccolis e la splendida Chiesa Monumentale di S. Pietro Apostolo, la cui struttura originaria risalirebbe al XII secolo. Al suo interno, meravigliosi altari barocchi e sculture attribuite a Stefano da Putignano e alla sua scuola. Proprio così, Stefano da Putignano, uno degli scultori più prolifici del rinascimento meridionale, molto noto per i suoi presepi monumentali.



Giunti nuovamente su Corso Umberto, la festa è ormai entrata nel vivo. Sono le 19.30, migliaia di persone affollano il corso, tra i carri allegorici che hanno ripreso il loro movimento, accompagnati da una musica scatenatissima e assordante, quasi a creare un luna park ambulante, e i tanti giocolieri pronti a farsi fotografare dai  visitatori desiderosi di portare con sé un piccolo frammento di un Carnevale che nulla ha da invidiare ai più blasonati carnevali settentrionali. A malincuore, abbiamo salutato “San Carnevale”, dandogli appuntamento al prossimo anno.

Apulia Tour Guide
04/03/2014

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